7 giugno 2012

Alcuni cenni sulle leggi che regolano il Placement


Ben ritrovati alla lettura di un nuovo post,
in precedenza avevo già messo in allerta i miei cari lettori a non confondere in Product Placement con la pubblicità occulta. Purtroppo quest'ultima è una realtà ancora molto presente, infatti, alcuni personaggi dello spettacolo sono disposti ad indossare, dietro pagamento, accessori di moda in vari programmi: un malcostume già perseguitato dall'Antitrust. Anche Striscia la Notizia ci ha offerto un servizio di Max Laudadio che denunciava le sponsorizzazioni occulte, dichiarate da un agente artistico (20.000 euro andavano a giocatori ed ex allenatori, durante le 10 puntate di Controcampo, per indossare maglieria firmata e 7.000 euro per portare al polso un orologio). Incredibile! E questo è solo un piccolo esempio..

Il product Placement in Italia
In Italia questa forma di pubblicità era fino a poco tempo fa additata come "pubblicità occulta" e quindi, vietata. Successivamente, con l'approvazione da parte del consiglio dei ministri del decreto legislativo varato dal ministro Urbani nel 2004, si è riformato il finanziamento pubblico del settore cinematografico, introducendo nel sistema italiano, la possibilità per le aziende di sponsorizzare i propri prodotti all'interno dei film.
In questa regolamentazione però, non era ancora inclusa la televisione.
Il ministro Urbani ha sottolineato il fatto che allora, circa l'80% dei film visionati dagli spettatori italiani, essendo prodotto straniero, conteneva "Product Placement", ovvero messaggi pubblicitari di prodotti anche inesistenti nel mercato italiano. E allora perchè non lagalizzare il comportamento di Placement anche in Italia?
Il decreto obbligava le pellicole cinematografiche ad annunciare la presenza del Placement nei titoli di coda.
Dopo la liberalizzazione della normativa, l'industria del Product Placement italiano sembra essere decollata: in un solo anno si è registrata una crescita degli investimenti del 28% superiore a quella relativa al mercato statunitense e seconda solo alla Cina. 
Questo però valeva solo per il cinema e non la televisione perchè il decreto urbani lo vietava, al contrario della legge europea che, in materia di Placement, non faceva distinzioni tra cinema e televisione. 

L'ultima legge varata per il Placement è quella del 2010. Essa si compone di 5 principali indicazioni:
  1. rimane escluso al Placement qualsiasi programma per bambino;
  2. il Placement non deve incoraggiare direttamente l'acquisto di un determinato prodotto;
  3. i telespettatori devono essere informati dell'esistenza dell'inserimento di prodotti a fini commerciali, non solo al termine dei programmi, ma anche all'inizio e alla ripresa da ogni interruzione pubblicitaria;
  4. è vietato l'inserimento di prodotti a base di tabacco e di sigarette (a questo punto rimando la lettura del post sul Placement delle sigarette come "valenza culturale");
  5. infine, è vietato l'inseriemento di prodotti mediciali.
Lo so, lo so, molti di voi staranno già passando in rassegna una serie di cartoni animati dove si nota del product placement, ricordo anche che era un cavallo di battaglia di Beppe Grillo di qualche anno fa, egli infatti voleva denunciare la società di oggi che manipola le persone e i bambini con degli stimoli subliminari. Beh, io vi ho riportato quello che è di legge. :)

A presto
Roberta

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