7 maggio 2014

Tra le location aretine de "LA VITA E' BELLA"

Recentemente ho trascorso 3 giorni all'insegna del buon cibo e del buon vino...
Io e Alberto siamo andati ad ORIVETO, CASTIGLIONE AL LAGO, CORTONA e AREZZO (posti fantastici che rigenerano la mente e il corpo)!

Ma non è questa la sede più opportuna per parlare di Orvieto DOC, carne chianina e Castello della Sala... quindi parto con una domanda che più si addice al tema del nostro blog:

"quali film sono stati girati ad... Arezzo???!" (un minuto di silenzio)

Credo che a tutti sia venuto in mente il premio oscar "LA VITA E' BELLA", ma non solo, altri film come "UN FANTASTICO VIA VAI" di Pieraccioni e "IL PAZIENTE INGLESE" di Minghella hanno trovato la location aretina ideale per alcune riprese.

Se avete il piacere di seguirmi, vi propongo un riassuntivo itinerario tra i luoghi di uno dei film più toccanti e maledettamente veri della storia del cinema, per cui... con grande pazienza e con la cartina in mano ..


...Alberto mi ha aiutata a rivivere il film di Benigni cercando i posti dove è stato girato e fotografandoli tutti - ma proprio tutti - mentre io recitavo ad ogni angolo le battute del copione :) :)

Iniziamo con PIAZZA DELLA BADIA.. dove è stata girata la scena della bicicletta...Quando Guido e il piccolo Giosuè accompagnano Dora al lavoro...


Se cliccate qui potete rivedere la scena.... vi specifico che la prima piazza è LA FANTASTICA PIAZZA GRANDE
Non siamo gli unici ad interessarci delle location del film :)


E proprio da dove ho scattato questa foto....


La divertente scena della chiave.... Guardate il video cliccando qui "MAARIA LA IIAVE"


E adesso ci indirizziamo verso il TEATRO PETRARCA.. Dove Guido, invece che guardare il palcoscenico, fissava e fissava solo la sua bella Dora (e non la vicina di poltrona)




In realtà, la scena in cui gli spettatori escono dal teatro è stata girata nelle scalinate di PIAZZA DUOMO


Vicino al teatro, troviamo PIAZZA SAN FRANCESCO, location di una delle scene più belle e più emozionanti: non è possibile non sorridere e non riflettere...vi OBBLIGO a rivederla cliccando qui...




Adesso vi accompagno verso... VIA PORTA BUIA dove si trova l'Istituto Statale Vittorio Colonna.
Una scena molto divertente dove Guido finge di essere l'Ispettore di Roma chiamato dalla preside dell'Istituto per parlare del Manifesto della Razza!!! Tutto per vedere e chiedere un appuntamento alla bella insegnante...


Siamo arrivati quasi alla fine di questo tour....
L'ultimo luogo da raggiungere è in VIA GIUSEPPE GARIBALDI... un po' lontanino... così decidiamo di tornare alla macchina e andarci a 4 ruote!

Dovete sapere che a questo punto ho rischiato molto tra il temporale che incombeva e Alberto con strani pensieri...


Alberto Alberto tieni duro che siamo quasi alla fine :)

Ed eccoci in via GIUSEPPE GARIBALDI dove è stata girata la scena di Guido e Rodolfo e... le uova!


Bene bene, abbiamo concluso l'itinerario ad Arezzo nei luoghi della VITA è BELLA... Se desiderate visitare la villa (privata) nel film dimora della famiglia di Dora e il Grand Hotel dove lavora Guido, dovete recarvi alla VILLA MASINI a MONTEVARCHI.

Le altre scene del film, quelle relative al campo di concentramento per intenderci, sono state riprese a PAPIGNO (Terni), un complesso industriale oggi diventato uno studio cinematografico!


Vi posso dire che rivisitare i luoghi del film è stato moooolto emozionante e che il valore aggiunto è stato l'aver azzeccato la data: andare al 25 aprile ha reso più magico il tour... Quale giorno migliore?

Semmai vorreste vedere con i vostri occhi le location del film, troverete (come avete potuto vedere) in giro per la città tutti i pannellini che richiamano le scene del film. Se andate all'ufficio turismo e prendete una cartina, il gioco è fatto!
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E adesso vi lascio con un'indicazione: se avete voglia di mangiare cucina aretina e vi trovate in zona Milano/Varese... andate a trovare Ivano, Luca, Milena e Luigina al Blend4, sapranno accogliervi come solo loro sanno fare e deliziarvi con ottime fiorentine accompagnate da vini che non si trovano proprio dappertutto...

Ciao amici
Robi


7 marzo 2014

IL SEGRETO DELLE RADICI

Non poteva mancare un commento su



Ho aspettato un po' di giorni (dopo averlo visto) prima di scrivere qualsiasi cosa in merito a questo film. Ho avuto bisogno di ingerire, digerire e metabolizzare con tutti miei organi il miglior film straniero premiato alla recente notte degli oscar.

Che sia un film impegnativo non è discutibile. Banalmente anche solo per non aver una classica trama, e ciò non è da sottovalutare: siamo tutti abituati a film con un procedimento più o meno lineare o comunque che abbiano un inizio, uno sviluppo e una fine (possibilmente un finale "lieto" e con una morale che fa riflettere per un po' di minuti dopo l'ultima battuta). La Grande Bellezza NO.
Credo che questo motivo abbia più facilmente indotto una moltitudine di persone a ri-nominare il film con, "la grande minchiata", "la grande lentezza" e mooolto originariamente... "la grande schifezza"!!
Non commento.

Mi permetto invece di lanciare alcune riflessioni/provocazioni sperando di cogliere la vostra curiosità e andar incontro alle miliardi di domande che sicuramente vi saranno sopraggiunte durante la visione del film.
  • un'inizio fantastico vero? e che dire di alcune scene grottesche e assolutamente originali?! Intendo quelle scene che ti rimangono, che a distanza ci ripensi e ti chiedi "perchè?, quale senso?, quale mente geniale/perversa può anche solo immaginarle?" ...
  • le musiche e i colori... parliamone! super azzeccati! Adesso non sto a passare in rassegna ogni scena, ma ricordo che ogni suono era perfettamente in sintonia o apparentemente stonato alla scena di riferimento, così come le giacche dei colori più sgargianti possibili che indossava Jep con disinvoltura. Disinvoltura? ..


  • L'importanza di alcune parole: mi viene in mente, CHIACCHERICCIO (che ha anche questo suono onomatopeico..), DISPERAZIONE,  BLA BLA BLA, VIBRAZIONI, NOME PROPRIO, RADICI, ...
  • Chi ha soprannominato il film con "la grande vuotezza" a mio parere ha azzeccato il senso. Per intenderci, la vuotezza dei personaggi del mondo di Jep è la vera protagonista della pellicola!
  •  Quì la morale finale c'è eccome! In fin dei conti cos'è la GRANDE BELLEZZA? è il senso che ogni uomo cerca dentro di sè per poter dire "ho fatto questo e quell'altro per tale scopo, perchè è qualcosa di vero in cui ci credo ci credo veramente e non apparentemente per i soliti discorsi buonistici e dimostrazioni di apparenze che non fregano a nessuno. Jep questo lo ha capito, ed è il perchè non ha più scritto un libro. ...
  • E che dite della frase di Carlo Verdone "me ne vado, Roma mi ha molto deluso".. Perchè "Roma"? Perchè dare la colpa della sua vuotezza interiore alla città e non a se stesso? E' una frase importante e molto sottolineata nel film, non mi riesce facile inquadrarne il motivo. Dopo tutto, tra gli "amici" di Gambardella, lui era diverso: aveva un'aspirazione, si era innamorato... faceva quasi tenerezza tra le pochezze che si divertivano sullo spendido terrazzo romano....
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(i puntini di sospensione stanno ad indicare che ho tante altre cose da dire...) ahahahahahaha

La caratteristica di un blog è quella di avere dei post corti e concisi, ecco perchè non sono una vera blogger, ma d'altronde come si fa a scrivere poco quando si parla di cinema e di film come questi?? :)

COMMENTATE COMMENTATE... è questo il bello.

ciaooo
Roberta 




1 febbraio 2014

Il capitale umano


LO AVETE VISTO AL CINEMA? No? Che aspettate?!
In 3 parole: IMPATTANTE, COINVOLGENTE, PROFONDO

Dal romanzo americano di Stephen Amidon.

Le belle facce che vedete sopra, sono pezzi di un grande puzzle tridimensionale astratto e complesso. Pezzi con la propria forma che si incastrano più o meno bene nel contesto. Pezzi che si manifestano poco alla volta, grazie alla divisione in capitoli del film, e che alla fine trovano il proprio posto, quello che meritano!

Ma cos'è il capitale umano? il valore numerico di una persona stabilito dalle assicurazioni attraverso una sorta di algoritmo che tiene conto dell'età, il lavoro, la famiglia, la prospettiva di vita..

DAL CONNECTICUT ALLA BRIANZA
Non si può dire più di tanto delle location, la vicenda è ambientata in un fantomatico paesino della Brianza. Nessun riferimento invece al CENTRO DI VARESE, dove sono state girate alcune scene, Io, Alberto e il pubblico del mio cinema all'unisono e bisbigliando: "il centro di varese!!" con una certa fierezza ..

 Perché è un film eco-sostenibile? E.. quanto "capitale" risparmiato con il Green Movie?

- l' allaccio temporaneo alla rete elettrica al posto di un gruppo elettrogeno ha permesso di diminuire le immissioni di anidride carbonica di circa il 75%
- il prelievo di energia dalla rete elettrica unitamente all'utilizzo di bank di neon a batteria per le riprese interne ha prodotto un risparmio di oltre 37.000 euro!
- l'allestimento di una cucina da campo con uso di stoviglie riutilizzabili hanno evitato i numerosi trasporti per la consegna dei pasti e ridotto sensibilmente la produzione di rifiuti
- la sostituzione di bottigliette d'acqua con un boccione da 18 litri ha permesso, in 2 mesi di produzione,  l'uso di 170 boccioni d'acqua, anzichè 6120 bottigliette, con un risparmio notevole!
- l'utilizzo di prodotti a km zero
- il cast inoltre, ha albergato vicino al set, con i conseguenti benefici per l'economia locale
.......

Che dire, speriamo che i film d'ora in poi saranno tutti così!

Ciao a tutti, a presto!!
Roberta

LO SAPEVATE CHE...alcuni rappresentanti politici della Brianza hanno protestato contro il film per le allusioni alle praticacce industriali e alla cupezza delle ambientazioni?!.. Virzì: "Cercavo un’atmosfera che mi mettesse in allarme un  paesaggio che mi sembrasse gelido, ostile e minaccioso.."


20 gennaio 2014

GREEN MOVIE: Cinema Eco-Sostenibile

Buongiorno amici,

oggi scrivo un post infomativo per condividere con voi una "nuova frontiera" del cinema: il GREEN MOVIE cioè, IL CINEMA A RIDOTTO IMPATTO AMBIENTALE!!!!



Come funziona?
Innanzitutto si suddividono in reparti tutti coloro che lavorano per la produzione di un film e si individuano tutti i consumi su cui è possibile intervenire per ridurre al minimo l'impatto ambientale di cose e di persone.
Le immissioni possono essere:

  • DIRETTE: emissioni legate al trasporto di persone, consumi energetici connessi all'illuminazione scenica, consumi di materiali, produzione di calore, consumo di gas, comunicazione e coordinamento..
  • INDIRETTE: emissioni legate allo smaltimento dei rifiuti
Edison Green Movie fornisce le linee guida per analizzare l'impatto ambientale attraverso l'utilizzo di un protocollo e l'assistenza continua durante tutte le fasi di ripresa di un film.
Tale protocollo è stato presentato al 65° festival del cinema di Cannes

Amici... Al prossimo post per un'analisi più approfondita del Green Movie nel CAPITALE UMANO, una pellicola a impatto sostenibile adesso nelle sale cinematografiche!!! E per vostra info, il prossimo colossal ecosostenibile sarà AVATAR 2 :)

Ciaooooooo
Roberta

LO SAPEVATE CHE.... 5.600 TONNELLATE è la quantità di CO2 prodotta solo dall'industria cinematografica italiana!?!?...

10 gennaio 2014

Nella magica Sorrento...LOVE IS ALL YOU NEED


Ieri mi è capitato di guardare questa graziosa commedia... diretta da Susanne Bier e interpretata da Trine Dyrholm (una donna determinata che ha combattuto contro un cancro al seno) e da Pierce Brosnan (un principe azzurro, forse... troppo azzurro!).

Ve lo propongo non tanto per la portata del film, quanto per le ambientazioni sorrentine. Ci sono offerti numerosi squarci e vedute panoramiche che illuminano gli occhi di tutti gli amanti del territorio italiano e contribuiscono notevolmente a dare calore alla commedia (così come la cornice sonora di THAT'S AMORE)...

Se cliccate qui potete vedere il trailer

-Tu sei pazza, l'acqua è fredda!-
- No, è fresca..-

Ciao da Roberta

21 settembre 2013

"La vita è un viaggio troppo corto.... se non lo si allunga!" Papaleo R.


Abbiamo tempo da perdere, o meglio, da regalarci, dunque motivo di questo viaggio è farci un regalo!

 


IL SENSO DEL VIAGGIO? Vediamo se siamo in grado di meritarcelo


Ciao a tutti, finalmente trovo il tempo per scrivere questo post che esplora il film BASILICATA COAST TO COAST di Rocco Papaleo.  (Come è successo per FIGHT CLUB, vi consiglio di guardare il film prima o dopo la lettura del post in modo da poter contestualizzare le mie riflessioni).

Il film è una fantastica riproduzione in chiave simbolica delle terre della Basilicata: sono descritti per filo e per segno le cittadine del tour coast to coast, le usanze e le pietanze tipiche. Potremo affermare, un location placement assolutamente integrato e fautore di cineturismo!!

Al 4° minuto della pellicola sopraggiunge l'idea di passare la Basilicata da costa a costa partendo da Maratea (nominata più di 5 volte nel film) e giungendo a Scanzano Jonico (nominato circa 10 volte nel film) per un concerto dove i nostri amici Salvatore, Rocco, Nicola, Franco si dovranno esibire.
Guardate l'idea del viaggio. Cliccate quì
 


Nel film sono proposte una ventina di vedute panoramiche mozzafiato capaci di far sognare e riflettere i personaggi della storia.

Infatti, questo viaggio si trasformerà in una vera e propria ricerca di se stessi tra musica, sapori e territorio.
 





Ve ne propongo alcuni....

Partiamo dal fantastico PANE E FRITTATA della mamma (zietta bella)
Cliccate quì per vedere la canzone della frittata

L'acqua diuretica di LAURIA
Guardate il divertente pezzo dell'intervista a Lauria

AL minuto 21 troviamo una spiegazione di LATRONICO, un paese un po' libertino diciamo, e TRAMUTOLA dove ci sono le ragazze più belle della regione! Si dice..

I MACCARUNI FILATI li trovate al min.27, altra pietanza tipica della Basilicata.

Al min. 45 la famosa DIGA pescosa DI PERTUSILLO e più avanti i PEPERONI CRUSCHI!!

Ma il cibo più tipico proposto nel film sono i GNUMMARIDD, per i quali è addirittura permesso violare le regole del viaggio!


Nel film inoltre, sono introdotti alcuni product placement:

- il giornale "la repubblica" al  min.13
- il giornale "famiglia cristiana" al min 15
- il giornale "il mattino di Napoli" al min 23
- l'azienda di trasporti SITA al min 42
- il vino "alianico del volture" al min 58   

 


In tutto il film ci sono rimandi all'energia rinnovabile: dal pc di Franco alimentato dal pannellino fotovoltaico che si vede circa 5 volte durante il film e le pale eoliche anch'esse mostrate circa 5 volte.

 
 



"Signore e signori, trovate una passione e andategli appresso fino in fondo"

Da questo viaggio i nostri personaggi hanno tratto numerosi insegnamenti: Nicola per la prima volta, ha portato a termine un obiettivo prefissato e ha ri-confermato l'amore per sua moglie, una donna comprensiva e fiera del viaggio di suo marito. Salvatore ha realizzato di aver sbagliato a lasciare l'università e decide di iscriversi a medicina per concludere gli studi; Rocco a suo malgrado, capisce che la carriera da star non fa per lui, decide di dare una mano in negozio a "zietta bella" per poter far studiare il cugino Salvatore e Franco, tornerà a parlare e troverà l'amore. Tutto questo è reso possibile dal viaggio in Basilicata, "si, la Basilicata esiste, è un po' come il concetto di Dio, ci credi o non ci credi!" e così inizia il film...

Grazie

 

 

25 luglio 2013

Cineturismo

Ciao!
Amici di cinema, e di turismo...Tra breve scriverò un post con le location di Basilicata Coast to Coast, prima di questo volevo informarvi che se visitate il sito www.cineturismo.it troverete un link che vi porta alla compilazione di un questionario sul cineturismo che costituisce lo strumento di una ricerca che sto portando avanti nell'ambito della mia tesi con la collaborazione di Ischia Film Festival (www.ischiafilmfestival.it). Il vostro contributo è prezioso.

Ma, inquadriamo il fenomeno....
I cineturisti sono spettatori di cinema che hanno maturato, in seguito alla visione di un film, un interesse verso le location proposte, tale da motivarli al viaggio e alla scoperta di quei luoghi del cinema. Lo scopo di tale viaggio sarà quindi quello di venire a contatto con gli scenari, gli sfondi e i territori proposti all'interno del film, ma non solo, l'interesse si allargherà verso un'area più ampia rispetto a quella delineata dai confini del set.
Il fenomeno si sta sempre di più espandendo in linea con una sorta di evoluzione del turista in generale, che oggi ricerca nuove emozioni ed è spinto da motivazioni sempre più sfaccettate rispetto al turista di qualche anno fa... In Italia,  agenzie che propongono movie-tour sono ancora poche, riflettiamo sul fatto che abitiamo in una nazione fantastica dal punto di vista culturale e territoriale, sfruttiamo questo il più possibile per uscire dal periodo buio in cui ci troviamo....

un caro saluto
Roberta


14 maggio 2013

The GrEaT GaTsBy


Ciao!!!
Vi suggerisco un altro (suppongo) fantastico film di Baz Luhrmann che mostra ancora una volta location australiane (quelle che ci piacciono tanto).
Molte riprese sono state girate all'interno, e proprio in questi momenti che spiccano i travolgenti costumi Prada degli anni '20! (probabilmente il film riceverà l'oscar per i costumi). La Responsabile è Catherine Martin, niente po po di meno che la moglie di Baz!!!
Ma...se volete saperne di più sui costumi del film visitate il blog di un'amica.. ThatsDeck
 
Esce nelle sale il 16 maggio, tra soli due giorni!
Mi aspetto valanghe di commenti...
 
Per ora guardatevi il trailer ..The great Gatsby

4 marzo 2013

Eccoci di nuovo, dopo troppo tempo di assenza.
Parliamo ancora di location placement e di come esso si sia rivelato determinante per il successo del posizionamento di una location cinematografica o televisiva come destinazione turistica.
Richiamo qualche esempio abbastanza recente:


Matamata, piccola cittadina della Nuova Zelanda, oggi ribattezzata Hobbiton, è  divenuta famosa per aver ospitato il set del signore degli anelli


Nella trilogia del Signore degli anelli ad esempio, il turismo è esponenzialmente aumentato in Nuova Zelanda nel 2003. L'1% dei visitatori che si sono recati nel paese esclusivamente grazie al film, generando un fatturato di 24 milioni di dollari neozelandesi! (non allego alcun link... essendo un colossal largamente visto).


Come non citare Sideways (2004). Un interessante film che esplora il mondo del vino in California. L'aumento successivo dei flussi turistici verso Santa Ynez Valley ha effetivamente registrato un meccanismo di identificazione protagonista-spettatore in un percorso di scoperta di luoghi da assaporare.





Per quanto riguarda le location cinematografiche italiane ricordo, Vacanze Romane, Roman Holiday, Il Postino, Il ciclone, La vita è bella e, due film in particolare hanno contrbuito a promozionare il territorio italiano nel mondo: The talented Mr. Ripley e Under the tuscan sun. 
Altri film ambientati in Italia sono New Moon, Eat Pray Love, The Tourist e molti altri...

In ultimo, accenno alcune fiction famose: il castello di Agliè della serie Elisa di Rivombrosa, Gubbio per Don Matteo, Porto Empecocle per il Commissario Moltalbano....  

Roberta

12 giugno 2012

Local Placement

Local Placement di Australia
Quale location scegliere per un film?

Il Local Placement è un tipo di Placement indirizzato non ai prodotti o ai servizi, bensì ai luoghi. 
Il territorio può essere considerato come un prodotto da piazzare in un film, anche se, mentre con un prodotto si cercano di colpire target ben precisi e si può inserire quindi, solo in determinati film, con il territorio si possono colpire più target a seconda del prodotto cinematografico nel quale lo si intende posizionare e il modo con cui lo si fa.
La modalità con la quale si decide per un inserimento territoriale può essere di due tipi:
  • territorio come PROTAGONISTA: in questi film, la location scelta è considerevolmente importante. Può modificare le sorti dei personaggi, influenzare i loro comportamenti e definirne i tratti principali. L'esempio sopra riportato del film Australia di Baz Luhrmann, mi pare chiaramente di questo tipo. Quello che spesso succede è che se la location è protagonista della storia narrata, nello spettatore nasce, già dalle poltroncine del cinema, la voglia di scavare, approfondire e ricercare una corrispondenza fra il copione e la realtà per accertare se il regista è riuscito a trasmettere per intero la magia del luogo.
  • territorio come PAESAGGIO DI CONTORNO: la location fa semplicemente da cornice per una trama che potrebbe ambientarsi anche in un altro contesto. Nel film Casino Royale, girato sul lago di Garda, gli ambienti lacustri sono ben visibili nelle scene esterne, peccato che non vi sia alcun riferimento al lago di Garda, potrebbe essere qualsisasi altro lago.
Come scegliere la location migliore?
  •  secondo elementi ARTISTICI: il territorio è scelto con l'obiettivo di esaltare la sceneggiatur.
  •  secondo elementi prettamente ECONOMICI: dipende da quanto il budget consente di spendere per la realizzazione di quel film o di quella scena.
A volte alcuni produttori cinematografici scelgono un luogo anche in funzione del turismo. Pensiamo alla serieTV Capri, andata in onda su Rai1 qualche anno fa. Quello della fiction è stato un vero e proprio investimento per la città di Capri e dintorni!
Nell'esempio di Capri, come quello del kolossal Australia, il nome della località è addirittura presente nel titolo della produzione. Altri esempi simili: Week end in Paris, To Rome with love, Vacanze romane, Elisa di Rivombrosa, e tutta la serie dei cinepanettoni, Vacanze a Cortina, Natale a Miani, Natale in India, Natale sul Nilo, Matrimonio alle Bahamas ...ecc

A mio parere, il Local Placement, è un tema molto stimolante per il mondo del cinema e del turismo; nei prossimi scritti cercherò di darvi altri spunti di pensiero ed esempi concreti su questa promozione territoriale.
Roberta

8 giugno 2012

Agenzie di Product Placement e misurabilità

Ciao a tutti! 
Dopo un pò di giorni che vi scrivo su questo argomento, credo che sia chiaro quanto il Product Placement sia una pratica difficile da attuare, una comunicazione forte, ma non invasiva, in grado di parlare ai nostri bisogni, o meglio, desideri, al pari di altre comunicazioni di massa. 
Non è affatto una passaggiata decidere di inserire i propri prodotti in un contesto cinematografico perchè occorrono molte competenze in materia e un'idea ben chiara dalla quale partire: l'obiettivo che si intende raggiungere attraverso il Placement. Non è nemmeno facile, per la produzione di un film, di un videogioco, di un videomusicale ecc.. sapere a priori quali brand ci starebbero bene, quali riuscirebbero al meglio a dare un valenza particolare ai propri personaggi.
Una complessità tale, ha favorito la nascita di agenzie di Product Placement, specializzate nel dialogo e nell'intermediazione tra clienti e produttori, tra ragioni pubblicitarie e artistico-editoriali. Tra queste cito Camelot (http://www.advcamelot.it/), la prima agenzia italiana indipendente specializzata in Product Placement e "co-marketing" cinematografico. Propaganda Gem (http://www.propagandagem.com/) invece, è la più attiva a livello internazionale.

Un punto ancora critico del Product Placement è come misurarne l'efficacia. Purtroppo non esiste un indice di misurabilità capace di determinare i ricavi incrementali apportati dal Placement. 
Misurare il concetto di coinvolgimento emozionale, sarebbe troppo complesso; mentre, misurazioni ex post (di memoria e notorietà), sarebbero anche molto costose.
E' un problema non da sottovalutare, considerando che il mercato vive di numeri e di percentuali, di indicatori che possano riassumere concetti e farci rassicurare o meno sulle cose. 

Vi saluto amici, a risentirci presto
Roberta

7 giugno 2012

Alcuni cenni sulle leggi che regolano il Placement


Ben ritrovati alla lettura di un nuovo post,
in precedenza avevo già messo in allerta i miei cari lettori a non confondere in Product Placement con la pubblicità occulta. Purtroppo quest'ultima è una realtà ancora molto presente, infatti, alcuni personaggi dello spettacolo sono disposti ad indossare, dietro pagamento, accessori di moda in vari programmi: un malcostume già perseguitato dall'Antitrust. Anche Striscia la Notizia ci ha offerto un servizio di Max Laudadio che denunciava le sponsorizzazioni occulte, dichiarate da un agente artistico (20.000 euro andavano a giocatori ed ex allenatori, durante le 10 puntate di Controcampo, per indossare maglieria firmata e 7.000 euro per portare al polso un orologio). Incredibile! E questo è solo un piccolo esempio..

Il product Placement in Italia
In Italia questa forma di pubblicità era fino a poco tempo fa additata come "pubblicità occulta" e quindi, vietata. Successivamente, con l'approvazione da parte del consiglio dei ministri del decreto legislativo varato dal ministro Urbani nel 2004, si è riformato il finanziamento pubblico del settore cinematografico, introducendo nel sistema italiano, la possibilità per le aziende di sponsorizzare i propri prodotti all'interno dei film.
In questa regolamentazione però, non era ancora inclusa la televisione.
Il ministro Urbani ha sottolineato il fatto che allora, circa l'80% dei film visionati dagli spettatori italiani, essendo prodotto straniero, conteneva "Product Placement", ovvero messaggi pubblicitari di prodotti anche inesistenti nel mercato italiano. E allora perchè non lagalizzare il comportamento di Placement anche in Italia?
Il decreto obbligava le pellicole cinematografiche ad annunciare la presenza del Placement nei titoli di coda.
Dopo la liberalizzazione della normativa, l'industria del Product Placement italiano sembra essere decollata: in un solo anno si è registrata una crescita degli investimenti del 28% superiore a quella relativa al mercato statunitense e seconda solo alla Cina. 
Questo però valeva solo per il cinema e non la televisione perchè il decreto urbani lo vietava, al contrario della legge europea che, in materia di Placement, non faceva distinzioni tra cinema e televisione. 

L'ultima legge varata per il Placement è quella del 2010. Essa si compone di 5 principali indicazioni:
  1. rimane escluso al Placement qualsiasi programma per bambino;
  2. il Placement non deve incoraggiare direttamente l'acquisto di un determinato prodotto;
  3. i telespettatori devono essere informati dell'esistenza dell'inserimento di prodotti a fini commerciali, non solo al termine dei programmi, ma anche all'inizio e alla ripresa da ogni interruzione pubblicitaria;
  4. è vietato l'inserimento di prodotti a base di tabacco e di sigarette (a questo punto rimando la lettura del post sul Placement delle sigarette come "valenza culturale");
  5. infine, è vietato l'inseriemento di prodotti mediciali.
Lo so, lo so, molti di voi staranno già passando in rassegna una serie di cartoni animati dove si nota del product placement, ricordo anche che era un cavallo di battaglia di Beppe Grillo di qualche anno fa, egli infatti voleva denunciare la società di oggi che manipola le persone e i bambini con degli stimoli subliminari. Beh, io vi ho riportato quello che è di legge. :)

A presto
Roberta

5 giugno 2012

Riflessioni aggiuntive al placement

Buongiorno a tutti voi, cari lettori. Oggi mi piacerebbe introdurre un argomento poco felice per il nostro amico Product Placement, e cioè i sui punti di debolezza, le mancanze e le critiche che gli vengono mosse.
Da ciò che abbiamo detto, potremmo già affermare che si tratta di una pratica di comunicazione molto complicata, che presuppone una serie di accorgimenti e attenzioni affinchè il prodotto mostrato, sia ben visibile, in una scena ad alto contenuto emozionale, associato a un personaggio positivo all'interno della trama ecc... Se alcune di queste premesse non vengono mantenute, ci troveremmo di fronte ad un Placement negativo. Ne approfitto per mostrarvi un video, suggerito da un amico. 


In questo video musicale, gli occhiali da sole fanno da protagonisti. Precisamente sono della marca Oakley. Per chi non sia particolarmente afferrato nell'inglese, ma anche per chi non presta troppa attenzione alle parole, può sembrare che il video descriva una situazione felice di divertimento, in cui ci sono parecchi occhiali da sole, nonostante fosse notte e per di più in un ambiente chiuso. In verità, se si ascoltasse meglio il testo, si potrebbe capire come gli occhiali sono proposti da un punto di vista negativo perchè coprono le persone e non le mostrano per quello che sono. Questa valenza negativa, viene automaticamente associata alla marca di riferimento, appunto alla Oakley. Di conseguenza potrei affermare che non si tratta di un vero e proprio Product Placement, poichè non credo che la marca in questione abbia accettato che i suoi prodotti avessero un inserimento con valenza negativa all'interno del contesto vedeomusicale. 
Probabilmente si tratta di una Placement non a carattere oneroso per l'azienda.
Da quì, il tema del gratis product Placement. Spesso i prodotti manifestati con tale modalità aumentano la notorietà, ma non sempre l'atteggiamento positivo nei loro confronti. Questo è dovuto al fatto che, senza alcun contratto, l'azienda non ha poteri sulle modalità di inserimento dei propri prodotti.

In altri casi invece, come nella serie 007, l'eccesso di Product Placement conduce ad un paradossale effetto di ritorno negativo, in cui la natura commerciale degli inserimenti è così evidente e la loro quantità tanto elevata che il consumatore reagisce in modo negativo in quanto percepisce chiaramente lo scarso realismo della rappresentazione.

Inoltre, se un prodotto è associato palesemente a un personaggio antagonista nella storia oppure a una situazione motivo di agitazione per l'osservatore, il Product Placement non avrà l'effetto desiderato. 
Concludendo, anche nelle situazioni esasperate in cui il prodotto è ripetitivamente mostrato senza alcun collegamento con la trama, genera una sorta di indignazione da parte del pubblico che causa un allontanamento dal prodotto. 

Per risolvere gli aspetti negativi del Placement, Hirschman e Thompson nel 1997, dichiarano che il consumatore è attivo nella ricezione e nella rielaborazione del messaggio pubblicitario: essi costruiscono i significati a partire dagli atti di consumo, ivi compresa l'interazione con la comunicazione di massa in base a tre processi:
  1. ISPIRAZIONE E ASPIRAZIONE: la comunicazione offre un modello di individuo o di stile di vita verso cui il consumatore si potrebbe sentire attratto. Da un lato vengono forniti simboli, icone e oggetti di consumo che ispirano il soggetto fornendo elementi da conquistare. La difficoltà del compito non è percepita in senso negativo, ma serve da stimolo a far si che lo stile di vita in questione, corredato dai sui simboli, diventi oggetto d' aspirazione.
  2. DEMOLIZIONE E RIFIUTO: sia in relazione all'eccessiva distanza tra la propria condizione e quella proposta dalla comunicazione, sia in funzione dell'esplicito riconoscimento della motivazione economica che sta dietro la comunicazione, il soggetto demolisce la struttura di significato che gli viene proposta e la rifiuta rigettandone le lusinghe. 
  3. IDENTIFICAZIONE E PERSONALIZZAZIONE: il soggetto tende ad immedesimarsi nella comunicazione e a riconoscersi in alcuni aspetti della stessa. si identifica quando pensa di possedere alcune caratteristiche contenute nella comunicazione e personalizza quando ritiene che la comunicazione stia parlando proprio a lui.
In sintesi, tramite alcuni processi, i consumatori ricevono determinati significati dalla comunicazione di massa, li elaborano in modo soggettivo e creativo e in tal modo contribuiscono all'evoluzione della cultura della propria comunità, accettandone il codice o mettendolo in discussione e, nei limiti di possiblità del singolo, modificandolo. In tal modo, anche il Product Placement determina effetti sul piano culturale, come avevamo già visto nei precedenti post.

A presto
Roberta

4 giugno 2012

I punti di forza del Product Placement

Buongiorno! Oggi, vorrei precisare quali siano i punti di forza del Product Placement.
Abbiamo ormai capito come la pubblicità abbia invaso molti degli spazi disponibili nella moderna comunicazione di massa e come cerchi di espandersi sempre di più con nuove logiche per mettersi a contatto con i target di riferimento. Con il passare del tempo e con la diffusione dei beni di marca e della comunicazione di massa quindi, le strategie di marketing dei più grandi gruppi multinazionali dedicano risorse sempre maggiori a questo aspetto.
Credo sia ora di parlare delle conseguenze positive del placement in modo chiaro e conciso.

Punti di forza:
  • una strategia ben pianificata, permette, non solo di colpire il proprio target naturale, ma addirittura di ampliarlo (geograficalmente e socialmente) con un budjet relativamente contenuto;
  • il collocamento del prodotto all'interno della pellicola rimane per sempre, non è condizionato alla programmazione, al contrario di quanto avviene per le sponsorizzazioni e la pubblicità classica;
  • non è necessario risvegliare l'attenzione dello spettatore, perche è già attiva! Ed è questo il motivo per cui il Product Placement risulta essere particolamente incisivo, indipendentemente dal tempo di esposizione. Questo avviene sopratutto se la scena in questione è di alto coinvolgimento emozionale. Eccovi un simpatico esempio:
Product Placement di Apple nel divertente film It's complicated di Nancy Mayers 
 CLICCATE QUI se desiderate vedere il trailer del film (alla fine si vede la scena con il pc Apple)
Come precedentemente accennato, l'inseriemento dei prodotti nei film può avere effetti positivi sulla notorietà e sull'atteggiamento dei consumatori nei confronti della marca. Questo effetto è dovuto alla relazione dei seguenti elementi:
- ATTRIBUZIONE: il Product Placement risulta efficace perchè non presuppone un rapporto economico diretto tra l'attore e l'inserzionista. Ciò vale, naturalmente se lo spettatore non attribuisce al film nel suo complesso, una valenza eccessivamente commerciale.
- CONDIZIONAMENTO CLASSICO: l'associazione di un divo del grande schermo al prodotto genera il trasferimento di reazioni affettive dal primo al secondo (come nei casi tradizionali di endorsement).
- IMITAZIONE: il comportamento del consumatore è spesso condizionato dall'imitazione del comportamento altrui, talvolta anche di personaggi della letteratura e del cinema. Si nota questo effetto soprattutto negli stili di vita e nell'abbigliamento.
- TRASFORMAZIONE: l'esperienza d'uso porta con sè il ricordo di altre esperienze avute con il prodotto, come l'averlo visto inserito in un film. Quanto più tali esperienze sono risultate piacevoli, tanto più lo sarà quella di utilizzo del prodotto. 

In conclusione, i produttori di film e aziende inserzioniste hanno ottimi motivi per inserire prodotti di marca all'interno dei mezzi di comunicazione moderna.

Al prossimo post per alcuni punti critici del Placement 
Roberta 

3 giugno 2012

Il Product Placement delle sigarette

Marla (Helena Bonham Carter) in Fight Club

Ciao a tutti! Stavo pensando a un tema particolarmente interessante e ho deciso di condividerlo. Mi sono un po' informata a riguardo, ma credo di avere ancora molto da cercare per poter offrire a voi, cari lettori, abbastanza materiale per le vostre riflessioni.

Mi sono sempre chiesta se, e in che misura, le sigarette possano influenzare l'immagine di un personaggio e le relative conseguenze sui consumi di chi osserva. Sarebbe semplicistico dire che funzioni allo stesso modo del classico Product Placement. Dietro ci vedo qualcosa di più articolato: non si tratta di acquistare o meno una cosa, ma di cambiare il proprio stile di vita dandogli un diverso significato, può voler dire assumere un nuovo vizio oppure omologarsi a un gruppo.

Jack (Leonardo di Caprio) in Titanic
In genere, per effetto dell'apprendimento sociale, se si ammira un determinato personaggio, lo si stima per il ruolo che ricopre, e si vorrebbe assomigliare anche solo vagamente, si è molto propensi a imitarne i comportamenti.
Questo vale in generale per le conseguenze ricercate nel Placement.
Le sigarette però hanno la possibilità di essere inserite in disparati contesti e quindi di promuovere un atteggiamento favorevole nel consumatore.



Molte volte la sigaretta è associata all'uomo forte e padrone di sè, ma soprattutto alla donna emancipata che si fa da sola, perchè decide da sè per la propria vita e spesso, è una donna in carriera.


Il cinema dunque, è un mezzo assolutamente eccellente per veicolare questi messaggi.
Vi propongo un esempio tratto da Alfie, un film che ho visto di recente.
Diretto da Charles Shyer, parla di un ragazzo amante dei piaceri della vita. Ad un certo punto della storia, il protagonista, interpretato da Jude Law, cede alla tentazione di stare con la fidanzata del suo migliore amico.


In questa travolgente scena, il fumo della sigaretta sembra quasi aleggiare tra i due attori come da cornice. La sigaretta, insieme all'alcol gioca un ruolo fondamentale per il realizzarsi della scena stessa, ne è il motivo e sostegno portante; è simbolo di condivisione tra i due e stimolo alla trasgressione.

In generale si può affermare che la sigaretta viene fumata indipendentemente dallo status sociale del personaggio, per questo potremmo vederla tra le labbra di Charlie Wilson (interpretato da Tom Hanks nel film Charlie Wilson's War) un uomo famoso e di politica, come tra le labbra di Bridget Jones (interpretata da Renée Zellweger nel film Bridget Jones's diary) una donna comune e con la testa in aria.
Questa estrema varietà d'uso e consumo della sigaretta permette alle regie dei film, di associarla ai più disparati personaggi, dando una valenza particolare per ciascuno di essi.

Ho scoperto che uno studio di ricercatori dell'Università della California, pubblicato sulla rivista "Tobacco Control", ha svelato che molti celebri autori statunitensi degli anni '30 e '40 furono pagati dall'industria del tabacco per pubblicizzare determinate marche di sigarette nei film in cui erano protagonisti, sui giornali o sulle trasmissioni tv. Gli accordi che venivano stretti tra le industrie produttrici e le cinematografie, miravano a perpetrare la pubblica tolleranza sul vizio del fumo.
Specer Tracy, Joan Crawford, Bette Davis: sono alcuni dei divi assoldati dalle multinazionali del tabacco.


Bene, credo di aver solo accennato l'argomento. Spero vi interessi e che mi diate spunto per altre riflessioni.
Un saluto a tutti
A presto
Roberta

Placement culturale e FIGHT CLUB



Buongiorno a tutti,
oggi mi sono svegliata di buona mattina con una idea strepitosa: analizzare il film Fight Club di David Fincher dal punto di vista del Placement!

Ora però, preferirei concludere il discorso precendete sugli effetti dei consumatori, aggiungendo un tassello in più alla riflessione, quello degli effetti sulla cultura.
Provate a immaginare quanto il Product Placement sia in grado di influenzare i nostri acquisti, dal momento che si presenta in un contesto culturale ben preciso; infatti, da un lato si cerca di inserire i prodotti in modo da aumentarne la notorietà e dall'altro, tali schemi si basano sulla comunicazione di massa, pubblicità e cinema compresi. INSIEME QUESTI ULTIMI CONTRIBUISCONO A TRASFORMARE NEL TEMPO LA CULTURA A CUI SI RIVOLGONO. Ci avete mai pensato? Infatti, nella società occidentale si può sostenere che la comunicazione di massa esercita un sostanziale influenzamento sul comportamento di consumo che va al di là degli effetti di campagne pubblicitarie, ma si tratta di un vero e proprio processo di RICOMBINAZIONE CULTURALE nel quale i media si scambiano concetti, simboli, personaggi, format ecc., allo scopo di confermare vicendevolmente i propri messaggi. (Turner, 1992). Questo vale per oggetti e beni di consumo, ma soprattutto per stili di vita, valori e bisogni.
A tal punto, mi viene spontaneo introdurre il concetto di Product Placement Culturale.
In questa prospettiva vengono considerati gli inserimenti che hanno a che fare con la cultura di una società: la possono esaltare, criticare oppure semplicemente descrivere. Sono quegli inserimenti che non potrebbero essere sostituiti da altri perché assumono un ruolo specifico all'interno della trama e della scena in questione.

Ora, è arrivato il momento di analizzare il film Fight Club da questo punto di vista.
Il film descrive un interessante sdoppiamento di personalità del protagonista Jack, cupo impiegato, che si trova a combattere contro il consumismo moderno e a criticare la moderna società americana.

Jack racconta la sua condizione di uomo comune: fa un lavoro poco stimolante, vive da solo, soffre d'insonnia; si realizza solo quando, nei momenti di relax, telefona al contralino Ikea e ordina pezzo per pezzo i vari componenti del suo arredamento.

Ma proprio quando il suo appartamento era quasi perfetto.. un incendio! E allora...

Tyler spiega a Jack che il vero problema è il consumismo.
Da questo video si evince come Jack inizialmente sostenga che il consumo sia l'unica cosa che lo renda "felice" o per lo meno soddisfatto; ma, in seguito alla presa di coscienza della propria condizione e la ricerca di nuovi equilibri, inizierà a demolire progressivamente i suoi punti di riferimento (tra cui beni e marche).
In una scena successiva infatti, si vede come Jack fantastica sullo sviluppo futuro dell'esplorazione spaziale  nel corso della quale saranno le società a dare il nome a tutto: la sfera stellare IBM, la galassia Microsoft, il pianeta Starbucks... Proprio da quì inizia la sua ribellione contro la comunicazione di massa e il consumismo. 

La moda è il primo dei tre settori messo in discussione esplicitamente:
Vengono citate marche di un certo prestigio come Gucci, Calvin Klein e Tommy Hilfiger. La moda è uno dei canali di comunicazione più importanti tra il mondo dei consumi e la cultura di massa e ha effetti significativi sui comportamenti individuali.

Ad un certo punto del film, Jack e Tyler iniziano a mettere in pratica atti di vandalismo, ma con le auto, se si presta attenzione, manifestano un atteggiamento selettivo: la prima è una Bmw e la prendono a mazzate, la seconda è una Ford e la risparmiano, mentre la terza, una Wolkswagen, viene nuovamente presa di mira.
Potrebbe esserci un messaggio dietro questo? l'accanimento nei confronti delle marche straniere si può associare allo stile consumistico che odiano i due, mentre la vecchia Ford non viene presa a mazzate, forse perchè rappresentava il ceto medio americano. Anche in altri film questo brand è rappresentato associato a persone e valori semplici. 

Successivamente è preso di mira e fatto espoldere anche un negozio di computer, qui si nota immediatamente il marchio Apple.

Tirando le fila del discorso, una critica così ferrata al consumismo non sarebbe stata tale senza l'inserimento di marche e beni di consumo precisi. In questo caso quindi, non ci troviamo di fronte a un classico Placement che vuole stimolare l'acquisto di prodotti, ma al contrario. Per quanto la notorietà delle marche in questione rimanga garantita, l'atteggiamento dei consumatori nei confronti di queste, potrebbe essere messo in discussione data la valenza negativa associata al film.  

Ora dovrebbe essere più chiaro il significato di Placement Culturale, se avete altri esempi da condividere sarò curiosa di leggerli!
A presto
Roberta


31 maggio 2012

Un po' di psicologia? Si dai..

Ciao a tutti!
Permettetemi due, anche tre, righe psicologiche in merito agli effetti del Product Placement sui consumatori. 
Come per la tradizionale pubblicità, anche per il Placement, gran parte della ricerca empirica è indirizzata alla misurazione della sua efficacia in relazione alle risposte dei consumatori. Così potrei citare numerosi studi condotti da autori come: 
  • Morton & Friedman (2002): hanno analizzato le implicazioni comportamentali del Product Placement e cioè, se e in che misura l'inserimento dei prodotti e delle marche all'interno del film possa condurre a una maggiore propensione all'acquisto. Quello che risulta significativo è che la modalità dell'inserimento (ad esempio se il prodotto viene presentato in chiave positiva o negativa, oppure se associato a un personaggio "buono" o "cattivo", o ancora se integrato nella storia o avulso da essa) determina gli effetti più sostanziali in due direzioni. Inserimenti positivi ed efficaci nella trama, hanno effetti positivi sul comportamento d'acquisto, mentre inserimenti negativi ed avulsi dalla trama determinano effetti contrari sul comportamento d'acquisto. 
  • Russel (2002): si è focalizzata su come i soggetti si ricordano le marche contenute nei film che hanno visto, parlando così di notorietà, e le valutazioni che danno di esse, esplorando così l'atteggiamento del consumatore rispetto alla marca. Piuttosto interessanti le sue conclusioni: "con una metodologia sperimentale si dimostra che il grado di coerenza tra l'inserimento e la storia narrata nel film influisce positivamente sull'atteggiamento e conferma le convinzioni dei consumatori in merito al prodotto, mentre la mancanza di coerenza ha effetti negativi sull'atteggiamento, ma fa aumentare il grado di notorietà"

Relazione triangolare
Vi ho proprosto sopra, un mio adattamento del modello precedente. 
Proviamo a leggerlo assieme: notiamo una relazione triangolare tra marca, personaggio e consumatore, inteso come osservatore di un film o serie tv e fruitore di videogiochi. 
  1. La prima relazione da esplorare è quella tra marca e personaggio: in essa troviamo un certo grado di valenza (atteggiamento che il personaggio manifesta nei confronti della marca) e la forza di associazione tra i due.
  2. la seconda si manifesta tra personaggio e consumatore e indica il rapporto tra i due inteso come attaccamento. Significa esplorare quanto il consumatore si senta attratto dal personaggio perchè simile a lui, perchè portatore di propri ideali o perchè assomiglia molto a come il consumatore vorrebbe essere (psicologicamente parlando, incarna il sè ideale di Rogers).
  3. infine, la terza relazione, tra consumatore e marca, è una naturale conseguenza delle prime due. Infatti, se tra un determinato personaggio tv e una marca vi è un forte legame, e se il consumatore è molto "attaccato" a tale personaggio, il suo atteggiamento nei confronti della marca si svilupperà di seguito. 
Facciamo qualche esempio? 
Forse più per i maschietti, pensate a film come Mission Impossible, oppure James Bond  e Casino Royale.. i protagonisti bellocci sono presentati con forti legami a certe marche di automobili, per lo più Audi e Bmw che vogliono trasmettere determinate caratteristiche. Quindi, se tu consumatore compri macchine del genere sei sostanzialmente simile a loro: intraprendente, forte, sempre in azione, giovanile e...guarda un pò anche affascinante! Questo non vale solo per marche di automobili, pensate agli occhiali Person o RayBan che indossano. E gli orologi Rolex?
Mentre per le femminucce, beh, ci sarebbero esempi a non finire. Basta che cito "Sex and the City". Credo che vi sia aperto un mondo fatto di brand esclusivi che parlano da soli!

Ora.. Rimarrei in attesa di vostri esempi. Sono proprio curiosa di leggerli! 
Un saluto a tutti.
A presto
Roberta

30 maggio 2012

Nascita ed esempi di Product Placement

Voilà, è arrivato il momento di parlarvi di alcuni film famosi in cui il Product Placement ha assunto un ruolo fondamentale!
Prima di tutti, come non citare il nostro amico alieno E.T!
Considerato un caso da manuale, E.T L'extraterrestre di Steven Spielberg (1982) è il primo film che dovrebbe venire in mente parlando di Placement. Il regista infatti, inserì in diverse scene le caramelle Reese's Pieces. Vi ricordate dove? Riguardando il film la scena più palese è quando il simpatico extraterrestre viene attirato nella casa del protagonista proprio da una fila di queste colorate caramelle! 


Non vi sembrano molto simili alle M&M's? ovvio!
Se volete saperne di più, la compagnia di produzione di Spielberg aveva contattato l'azienda M&M's, prima di Reese's Pieces, ma non aveva accettato di posizionare le proprie pralline di cioccolato nella scena sovradescritta perchè temeva che queste venissero associate a un alieno rugoso! Oserei dire, PESSIMA SCELTA! Le vendite di Reese's Pieces, subito dopo l'uscita del film, aumentarono del 66%, raggiungendo così, in termini di quota di mercato, i loro maggiori competitor.

Dalla vasta importanza di questo esempio, alcuni sostengono che il Product Placement sia nato proprio con E.T., ma cercando meglio con occhiali da detective, sono giunta fino al 1944 scovando il film Laura di Otto Preminger. Si trattava di un noir che narra di un detective alle prese con il mistero di una donna che visse due volte. Come ogni detective di noir che si rispetti, il protagonista antieroe ha ogni tipo di vizio, compreso quello dell'alcol, infatti, nel film è ripreso mentre beve spesso del whisky, per la precisione, un fantastico Black Pony!. Chi di noi non ha mai sorseggiato del Black Pony? La mia domanda retorica trova risposta in "nessuno", infatti la marca di whisky è stata completamente inventata dalla produzione del film! Il film fu un vero successo e riuscì ad affezionare a tal punto il pubblico al protagonista che i negozi furono presi d'assalto da consumatori desiderosi di bere il Black Pony ma, senza alcuna soddisfazione.



Grazie a questa esperienza, Hollywood capì che forse era più conveniente trovare un accordo direttamente fra la produzione del film e le aziende produttrici di beni, così da firmare contratti che avrebbero favorito entrambe le parti.
Dopo questo, posso tranquillamente affermare che il product placement è nato qui!
Se conoscete esempi più datati scriveteli così da condividerli con tutti i lettori. 

Bene, dopo aver citato i "big" del Placement, non mi resta che salutarvi sperando che l'argomento sia sempre più di vostro gradimento!
A presto
Roberta

28 maggio 2012

Precisando..

Eccomi ritornata,
il primo post è stato solo introduttivo, ora mi piacerebbe entrare nei dettagli più caratteristici di questo potente mezzo di comunicazione che stiamo inziando a conoscere...il Product Placement!

Riprendendo le parole di una famosa ricercatrice di marketing, Russel K, il Product Placement può essere suddiviso, in base al tipo di inserimento, in:
  • SCREEN PLACEMENT (inserimento visivo): il prodotto è rappresentato visivamente, può trovarsi al centro o ai lati di una scena, in primo piano o sullo sfondo. In quest ultimo caso è più difficile riconoscerlo, ma a ciò si ovvia con l'elevata frequenza o con la lunghezza del periodo di esposizione.
          Eccovi due esempi:



 
Screen Placement in primo piano di Pizza Hut



Vari Screen Placement sullo sfondo

  • SCRIPT PLACEMENT (inserimento verbale): è un tipo di inserimento meno frequente ed evidente. Consiste nel far parlare un personaggio del prodotto, a volte sottoforma di discussione, di una semplice citazione, oppure di una trasmissione telefonica o radiofonica inserita nella scena. Anche in questo caso è possibile aumentare il livello di esposizione con una ripetizione del prodotto.

  • PLOT PLACEMENT (inserimento integrato): consiste nel costruire la sceneggiatura in modo tale da attribuire al prodotto un ruolo sostanziale nello sviluppo della storia. Estremizzando...Pensate alla serie dedicata a Herbie, il maggiolino tutto matto, di Walt Disney! In questo caso l'impresa detiene un forte controllo sulle modalità di placement. Lo sviluppo del Plot Placement è stato anche stimolato dalla possibilità in ambito televisivo di realizzare programmi seriali nei quali la marca possa instaurare una connessione di lungo periodo. Infine, potrei azzardare dicendo che questo tipo di inserimento si usa soprattutto nei videogiochi, in cui il consumatore non è solo spettatore passivo, ma fruitore attivo, in cui la marca può essere non solo integrata nella trama, ma diventare oggetto di esperienza diretta da parte dell'individuo.  
Plot Placement in FIFA 2012 di Castrol (azienda di lubrificanti e oli motori)

Il caso di giochi elettronici è particolarmente evidente per il pubblico dei giovani fino ai 30 anni circa. In essi, alcune imprese possono collocare la propria marca e/o prodotto mediate contratti di Product Placement, contribuendo a dare veridicità al contesto il cui si svolge il gioco. Nel caso sopraindicato, il Plot Placement si mostra sottoforma di sponsor a bordo campo; questa modalità è spesso usata anche nei giochi di tennis e di Formula 1. Ma vi dico di più, il giocatore del videogioco può persino scegliere lo sponsor che più gli piace selezionandolo da una lista di sponsor preimpostati da EA SPORT!

Nonostante queste 3 distinzioni di inserimento, in linea di massima, il Product Placement è utilizzato nelle varie sceneggiature con una combinazione di questi.
Ogni varietà presuppone obiettivi diversi e ovviamente, diversi effetti sugli spettatori.

Per concludere, si può affermare che il Product Placement funziona all'esatto opposto della pubblicità: mentre quest'ultima si inserisce, in un contenuto altrui interrompendolo, nel placement, vi entra come ospite, oppure come intruso a seconda dei punti di vista :) Ma soprattutto, il placement risulta particolarmente incisivo dal momento che non occorre risvegliare l'attenzione dello spettatore, perchè è già attiva e...non è sottoposto ai rischi dello zapping!

Che dite, inizia a interessarvi questo tema?
Nel prossimo post vi offrirò tanti, ma tanti esempi che vi apriranno gli occhi!

Un saluto a tutti, a presto
Roberta